Demolitori di roma @ ecomondo | cosa cambia dopo la sent. Cost. 189/2021

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DEMOLITORI DI ROMA. COSA CAMBIA DOPO LA SENTENZA COSTITUZIONALE 189/2021

27.10.2021

RIMINI – Dopo quasi due anni di attesa, ha finalmente riaperto le sue porte, nei padiglioni del Quartiere Fieristico di Rimini, la 24a edizione di Ecomondo, l’evento di riferimento in Europa per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa. L’expo è stato lungamente desiderato da ADQ, che, finalmente, martedì 26 ottobre, è stata entusiasta di poter dare il via a workshop e seminari gratuiti, durante i quali illustri avvocati, consulenti e colleghi hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per aiutare a crescere il settore delle autodemolizioni. Tra i numerosi incontri organizzati dall’Associazione, anche quello con gli Avvocati Francesco Salanitri e Luca Zerella, che lo scorso 7 ottobre hanno ottenuto un risultato importante, che apre nuove prospettive agli autodemolitori di Roma Capitale. 

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 189 del 7 ottobre 2021, ha infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale, a far data dal 29 aprile 2006, dell’art. 6, comma 2, lettere b) e c), quest’ultima limitatamente al riferimento alla lettera b), della legge della Regione Lazio 9 luglio 1998, n. 27 (Disciplina regionale della gestione dei rifiuti), per contrasto con l’articolo con 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione. Nell’attuale assetto costituzionale delle competenze sulla gestione dei rifiuti – che rientra nella materia della tutela dell’ambiente – le Regioni non possono delegare ai Comuni le funzioni amministrative ad esse attribuite dallo Stato in base a una scelta allocativa compiuta con il Codice dell’ambiente. Pertanto, la Regione Lazio non poteva delegare ai Comuni – come ha fatto con la legge n. 27/1998 – né l’approvazione dei progetti degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti provenienti dalla demolizione di automobili e rimorchi e dalla rottamazione di macchinari e apparecchiature deteriorati ed obsoleti e la relativa autorizzazione a realizzare gli impianti né l’approvazione dei progetti di varianti sostanziali in corso di esercizio e relativa autorizzazione alla realizzazione né, infine, l’autorizzazione ad esercitare l’attività di smaltimento e recupero di questi rifiuti.

Il Presidente di ADQ, Ruggiero Delvecchio, ha accolto i suoi ospiti, ringraziandoli per aver preso parte all’incontro e complimentandosi con loro per il recente successo conseguito. “Come Associazione Autodemolitori di Qualità abbiamo deciso, come ogni anno, di ricordare, in questa occasione, la situazione romana e questa volta il tempo è stato anche propizio, perché mi sembra doveroso ringraziare l’Avv. Luca Zerella, che ha fatto una specie di miracolo, ottenendo un importante risultato per l’intera categoria, giacché, come abbiamo sempre detto, la situazione romana non interessa solo gli autodemolitori romani, bensì tutti gli autodemolitori d’Italia, in quanto ciò che è successo a Roma può succedere in qualsiasi altra città. Ci tengo a dire che il supporto della nostra Associazione alla questione romana è stato fattivo: non ci siamo limitati soltanto alle parole, ma abbiamo agito”. Ha esordito il Presidente, che ha voluto aggiungere una considerazione politica: “Mi sia concesso segnalare una rimarchevole problematica: non riuscire a comunicare con la pubblica amministrazione è un fatto irriguardoso verso un cittadino in quanto tale, verso un cittadino lavoratore e verso un cittadino contribuente. Qualsiasi manuale di diritto amministrativo ci propugna l’idea di un’amministrazione che lavora per il cittadino. Ma per gli autodemolitori romani non è stato affatto così. Essi sono stati trattati tutti, senza nessuna distinzione d’impianto, di storia, di lavoro, di persona, come dei fuorilegge. Quello che è accaduto rimanga dunque a monito. Noi autodemolitori solo in una cosa non siamo bravi, nello storytelling; oltre a portare avanti i nostri impianti, dovremmo imparare a spiegare alla cittadinanza e alla pubblica amministrazione l’importanza sociale e ambientale del nostro lavoro. Durante il Covid non abbiamo mai chiuso, abbiamo continuato a fornire un servizio importante, perché noi siamo anche una branca di “urbano”. Ovviamente, l’autovettura non è classificata come rifiuto solido urbano, ma è come se lo fosse e abbandonarla sarebbe un danno immensurabile.” Delvecchio ha terminato con un messaggio di speranza e con un augurio di rapida ripartenza alle aziende di autodemolizione romane: “Questa è la prima edizione di Ecomondo dopo la tragedia della pandemia e fino a pochi mesi fa non avremmo creduto possibile poter essere di nuovo qui in così breve tempo, allo stesso modo anche questa sentenza è stata una lieta notizia insperata, mi auguro, dunque, che in questo contesto di ritrovato ottimismo, l’incontro di oggi possa segnare l’inizio di un rinnovamento, una ripartenza, un nuovo ciclo che veda al più presto la riapertura dei centri di autodemolizione di Roma”.

A prendere la parola è stato poi il Vicepresidente di ADQ Fulvio Bottone, che ha ricordato il lungo lavoro svolto dall’Associazione in questi ultimi tre anni e mezzo per ottenere la rimessa in moto dei centri raccolta romani rimasti fermi troppo a lungo. Bottone, soddisfatto della sentenza, ha espresso la sua gratitudine ai due legali che lo hanno affiancato in questa battaglia, prima di cedere il microfono all’Avv. Francesco Salanitri, il quale, ricambiati i ringraziamenti al Presidente e al Vicepresidente di ADQ, ha aperto il suo intervento con una breve presentazione: “Io e l’Avv. Luca Zerella siamo singoli professionisti che collaborano già da diversi anni a favore e a sostegno delle aziende davanti al TAR e al Tribunale civile e penale in ambito ambientale. Negli ultimi mesi, abbiamo deciso di fondere le nostre competenze in ALC: Ambiental Legal Counsel, una società tra avvocati che si prefigge il compito di dare assistenza e formazione continuativa alle aziende in questo ambito che ogni giorno diventa sempre più complicato. È in questa veste societaria che oggi io e il mio collega veniamo a cercare di dare una spiegazione alla sentenza costituzionale n.189 del 2021, che di fatto ha rivoluzionato il sistema normativo autorizzativo della Regione Lazio. La sentenza ha interessato direttamente la Regione Lazio per quanto riguarda le autorizzazioni degli autodemolitori, ma questa potrebbe avere riflessi a cascata sul resto d’Italia, qualora le Regioni dovessero aver delegato gli organi amministrativi locali, ossia Comuni e Province per la concessione delle autorizzazioni”. L’Avv. Salanitri ha ripercorso brevemente il lungo seguito di vicissitudini che hanno avvicendato gli autodemolitori romani negli ultimi 20 anni: “Partiamo dal regime commissariale del 1999, quando è stato istituito il commissariamento per l’emergenza rifiuti a Roma ed è stato assegnato al Commissario, da parte del Governo, il compito di realizzare gli impianti di autodemolizione. Da allora, gli autodemolitori hanno vissuto una stagione che non si è ancora chiusa, una stagione fatta di rinnovi autorizzativi di durata annuale per i più fortunati, ma, normalmente, di tre o quattro mesi, che si chiudevano col termine dell’incarico del commissario; in un caso, addirittura, si rasentò l’assurdo: il 31 dicembre venne fatto un rinnovo autorizzativo fino al 28 febbraio, ovvero 58 giorni di autorizzazione. Capite bene la situazione di completo disagio, di completa mancanza di potere contrattuale in cui certe aziende si sono trovate a lavorare. Situazione che non è cambiata nel 2013, quando è finito il periodo commissariale e si è arrivati a quella che era la via ordinaria fino alla sentenza di dieci giorni fa, ossia la competenza di Roma Capitale nel rilascio delle autorizzazioni. Anche in quel caso, fino all’ultima amministrazione, le autorizzazioni avevano durata di qualche mese, un anno per i più fortunati. Infine, arriviamo all’ultima amministrazione, che ha sostanzialmente chiuso i battenti, ha bloccato l’intero settore non rinnovando le autorizzazioni, per alcuni scadute nel 2018 e le altre fatte scadere nel 2019. Tutte le conferenze dei servizi, che si erano aperte con la presentazione dei progetti definitivi, sono state fatte chiudere. Oggi, nella Capitale, non ci sono impianti autorizzati. La scelta politica di Roma è stata quella di non dare continuità a un settore ed è per questo che noi come avvocati, unitamente anche ai tecnici delle aziende, abbiamo cercato una via per superare il limite imposto da tale deliberazione. È in questo modo che si è arrivati all’intuizione dell’Avv. Luca Zerella, che, insieme ad un’altra stimata collega del Foro di Roma, l’Avv. Emanuela Silvestrini, ha individuato nell’art. 6 della legge regionale n. 27/1998 un punto debole rispetto a quanto previsto dalla riforma della Costituzione del 2001”. Ad illustrare nello specifico la sentenza n.189/2021 è l’Avv. Luca Zerella, sottoscrittore dei ricorsi al TAR, dove è stata presentata la questione della legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2, della legge della Regione Lazio 9 luglio 1998, n.27. 

L’Avv. Luca Zerella ha ringraziato il collega Salanitri e ADQ, prima di definire la sentenza n.189/2021 un “grande aggiornamento, un aggiornamento giurisprudenziale e un aggiornamento che investe la realtà quotidiana di coloro che operano nel settore delle autodemolizioni nel territorio di Roma Capitale”. “Dopo la decisione di chiudere definitivamente tutti i procedimenti autorizzativi, la Corte Costituzionale trancia in maniera netta quello che è stato il filo conduttore della gestione amministrativa degli ultimi quindici anni, stabilendo che una legge delega del 1998, nata come legge valida e corretta, a partire dal 2006 è divenuta incostituzionale. Con questa decisione la Corte Costituzionale ha annullato anni di gestione del settore autorizzazione degli impianti di autodemolizione da parte di Roma Capitale, alla quale non spettava tale competenza, propria invece della Regione. Da questo momento, la Regione dovrà prendere in mano la situazione e trovare una soluzione che da una parte garantisca la prosecuzione dell’attività degli impianti che hanno subito un’illegittima sospensione e dall’altra ponga fine a questo sistema di gestione provvisoria, avviando una fase di gestione ordinaria”. L’Avv. Zerella considera positivo il risultato conseguito, un’impresa, considerando la lunga scia di ricorsi proposti dagli impianti di autodemolizione dinanzi al giudice amministrativo continuamente rigettati in questi ultimi anni. “Questa sentenza riapre i giochi e tutti potranno trarne beneficio. Quello che però volevo evidenziare qui insieme a voi in questo contesto, come ospite dell’Associazione, è il fallimento della gestione del problema da parte dell’amministrazione capitolina e da parte della Regione. Quanto stabilito dieci giorni fa dalla Corte Costituzionale, senza voler sminuire il ruolo istituzionale di quest’ultima, è qualcosa di scontato; la competenza della Regione alla gestione di questi procedimenti amministrativi è qualcosa che è scritto in maniera chiara e cristallina in una legge del 2006. Nei giorni successivi alla pubblicazione della sentenza i media hanno parlato di un risultato favorevole per l’amministrazione capitolina, tuttavia esso è tutt’altro che favorevole. Se l’amministrazione capitolina avesse saputo riconoscere la violazione di un principio costituzionale, avrebbe dovuto farlo presente al momento giusto e il momento giusto non è certo il 2021, il momento giusto sarebbe stato la tristissima primavera del 2018, allorquando la stessa amministrazione decise di intervenire in maniera del tutto arbitraria nella gestione delle autorizzazioni. È un fallimento anche per la Regione. Ieri sera, confrontandomi con l’Avv. Salanitri, ci siamo imbattuti nel verbale di un’audizione tenutasi presso la X Commissione del Consiglio regionale del Lazio, alla quale io stesso partecipai, e, rileggendo il verbale ho constatato che a quell’epoca avevo chiaramente prospettato tale questione davanti al Consiglio regionale del Lazio. Parliamo dell’ottobre 2019, un momento, quindi, in cui c’era ancora la possibilità di risolvere il problema. L’argomento era stato già affrontato in quell’audizione, c’è un verbale che lo testimonia, già all’epoca prospettai quello che era il dubbio di legittimità costituzionale della norma, prospettai quella che poteva essere un’ipotesi di soluzione del problema con la vocazione in capo alla Regione del potere della gestione di questi procedimenti amministrativi e lo feci davanti al Consiglio regionale del Lazio. Il Consiglio regionale è l’organo normativo della Regione, quindi chi più del Consiglio regionale avrebbe potuto effettivamente apprezzare la portata della questione dell’illegittimità costituzionale e trarne beneficio? Purtroppo questo non è accaduto, perché un’ipotesi del genere avrebbe rappresentato un terremoto a livello normativo, che però, lo scorso 7 ottobre è comunque arrivato: la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale e ora la Regione ne dovrà prendere atto”. L’Avv. Zerella chiude il suo intervento con una considerazione sul futuro: “La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale una parte della legge delega che attribuiva la competenza ai Comuni, ma c’è un’altra parte della legge delega che attribuisce certe competenze alla Provincia della Città metropolitana di Roma. Se la prima norma è stata dichiarata illegittima e incostituzionale, lo è altrettanto la seconda. Ci aspettiamo, dunque, un intervento propositivo da parte della Regione per superare, prima ancora che arrivi un’altra pronuncia della Corte Costituzionale, questo potenziale problema che riguarda la delega in capo alle Province. Infine, un consiglio agli autodemolitori romani, veri protagonisti di questo incontro. Dopo questa sentenza, la partita si è riaperta. Il mio suggerimento è quello di muovervi in maniera tempestiva e informare la Regione dell’esistenza del vostro impianto. La nostra associazione ALC, così come ADQ, è a vostra disposizione per ogni informazione o chiarimento necessario”.


Elena Sophia Vinchi

 

 

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